Giornata mondiale dell’imprenditoria femminile: oltre 1,3 milioni di imprese sono guidate da donne, ma quali sono le sfide per le leader di oggi? 

In Italia le imprese femminili sono in crescita ma il gender gap è ancora da colmare. Le donne affrontano ogni giorno ostacoli strutturali e personali per costruire aziende etiche, inclusive e capaci di generare impatto reale

Il 19 novembre si celebra la Giornata Mondiale dell’Imprenditoria Femminile, un appuntamento riconosciuto dalle Nazioni Unite per valorizzare il contributo delle donne all’economia globale e promuovere l’uguaglianza di genere nel mondo del lavoro. Un’occasione per riflettere sui progressi compiuti e sulle sfide ancora aperte, soprattutto in un contesto come quello italiano dove la presenza femminile nell’impresa cresce ma il gender gap resta evidente.

Secondo un’indagine di Unioncamere, infatti, in Italia le imprese femminili sono 1,3 milioni e rappresentano il 22% del totale. Numeri importanti che raccontano una crescita costante e la voglia di fare impresa delle donne italiane, eppure il percorso verso la parità nei ruoli di vertice resta complesso. 

Il rapporto Women in Business di Grant Thornton 2025 rileva che le donne in posizioni di leadership rappresentano solo il 34%, un dato che mostra come il potenziale femminile resti ancora in parte inespresso. Dietro i dati si celano percorsi e storie personali di molte imprenditrici, per cui la leadership è un’avventura che tocca l’identità, la vita privata e il rapporto con il lavoro

Molte donne descrivono il passaggio da professioniste a leader come una sfida complessa, fatta di decisioni quotidiane e piccoli equilibri da trovare: imparare a delegare senza sentirsi sostituibili, ridefinire il proprio ruolo e il proprio valore e, talvolta, riorganizzare anche la vita personale, il tutto senza perdere quell’identità che le rende uniche. In questo percorso, la sindrome dell’impostore è una compagna frequente, amplificata dalla sensazione di essere costantemente sotto esame e di dover dimostrare più rispetto ai colleghi uomini con il costante timore di “non essere abbastanza”.

A queste difficoltà più personali si aggiunge anche un problema strutturale, ossia la mancanza di un welfare adeguato. Poche tutele per le lavoratrici autonome e contributi minimi per la maternità costringono spesso a scegliere tra impresa e famiglia, scoraggiando molte donne dal mettersi in proprio. Un quadro confermato dal report della Grateful Foundation ETS secondo cui, nonostante la crescita di attività imprenditoriali, il divario di genere resta ancora profondo, soprattutto ai vertici.

Trasformare le difficoltà in opportunità: una nuova idea di impresa

Da questi ostacoli sta però nascendo una nuova idea di impresa, che non si limita a replicare schemi già esistenti, ma li reinventa. Sempre più imprenditrici infatti scelgono di costruire aziende come spazi di libertà, in cui le idee possano fiorire e l’innovazione non sia solo economica, ma anche sociale e culturale.

In questa prospettiva il valore di un’impresa non si misura più soltanto dai risultati finanziari, ma dalla capacità di generare impatto reale sia fuori che dentro l’azienda. Emerge così un nuovo paradigma di leadership, fondato su cura, collaborazione, sostenibilità e creatività, che trasforma la guida d’impresa in uno strumento collettivo, inclusivo e autentico.

Questo il quadro che emerge dall’approfondimento di Flowerista, realtà che promuove l’innovazione al femminile e osserva da vicino l’evoluzione dell’imprenditoria guidata dalle donne in Italia. Un’analisi che mette in luce come la nuova leadership femminile stia ridefinendo i modelli di impresa, unendo visione, creatività e responsabilità sociale.

“Non si tratta di una gara tra maschile e femminile, ci tengo a ribadirlo. Credo però che oggi, come donne founder, abbiamo un’opportunità e al tempo stesso una responsabilità: quella di immaginare e costruire imprese che mettano radici nei valori, dove l’etica della cura non sia un dettaglio accessorio ma la vera chiave di volta del cambiamento. È su questa base che possono nascere e crescere progetti capaci di durare e di generare impatto reale.” conclude Sara Malaguti, co-founder di Flowerista.

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