Indagine di Fòrema tra le imprese venete. L’83% delle aziende sta assumendo, il 40% a tempo indeterminato. Tuttavia l’88% delle aziende non riesce a trovare il personale adeguato. L’assunzione diretta o apprendistato è la formula scelta nell’79% dei casi, gli interinali crollano al 6%. Del Sole: “E’ urgente intervenire, utilizziamo il PNRR e il Fondo Sociale Europeo per sostenere il mondo del lavoro”
L’83% delle imprese venete vuole assumere nei prossimi 6 mesi. Ma di queste l’88% non riesce a trovare personale. Il paradosso emerge da un’indagine condotta nelle ultime settimane da Fòrema, ente di formazione di Assindustria VenetoCentro diretto da Matteo Sinigaglia. Il sondaggio intitolato “Survey 2022: Indagine sui fabbisogni professionali delle imprese” è stato condotto su di un campione di 208 intervistati, tra HR manager, imprenditori, responsabili di funzione. Una ricerca coordinata da Roberto Baldo, responsabile attività finanziate di Fòrema. Il 45% degli intervistati rappresenta imprese di dimensioni medie e grandi. Il comparto metalmeccanico rappresenta quasi la metà del panel. Il risultato dell’indagine è chiaro ed emerge un trend positivo confrontando i dati emersi dalla medesima indagine di un anno fa.
Cresce rispetto al 2021 l’offerta di lavoro. L’83% delle aziende venete prevede nuove assunzioni nei prossimi sei mesi (contro il 70% del 2021). Un buon segnale. Solo l’8% dichiara di non voler ampliare l’organico, contro il 18% del 2021. Le percentuali crescono ulteriormente per i settori metalmeccanici (85%) e dei servizi tecnologici (89%).
Il 79% delle imprese si dichiara disponibile all’utilizzo degli strumenti più tradizionali. Il contratto a tempo indeterminato (40%, in crescita rispetto al 34% del 2021), il contratto a tempo determinato (22%, contro il 27% dello scorso anno) e l’apprendistato (17%). Diminuisce ulteriormente il peso dei contratti di somministrazione, ovvero le assunzioni tramite agenzia interinale (6%, contro il 10% del 2021).
I profili al top per il 2022 sono il progettista tecnico (29% delle preferenze), l’addetto alla logistica (15%) e l’addetto amministrativo contabile (10%). Le aziende del sistema manifatturiero prediligono i progettisti tecnici (19%) e gli addetti alla logistica (10%), mentre i comparti dei servizi innovativi puntano agli sviluppatori per il web (17%), di nuovo ai progettisti tecnici (15%), ai social media manager (10%). La priorità ai profili degli addetti alla produzione (specializzati o meno), a figure di livello manageriale in grado di governare processi e gruppi di lavoro (11%, tendenza accentuata per quanto riguarda le grandi aziende), con la novità della grande crescita dei tecnici informatici e dei programmatori (9%, contro il 4% dello scorso anno).
Perché le aziende hanno bisogno di assumere? Un quarto dei rispondenti (un 26% analogo al dato del 2021) collega le assunzioni al normale turnover e ai pensionamenti, mentre circa la metà (48%) motiva la cosa nell’aumento delle commesse e della mole di attività da fare. Il 26% degli inserimenti è originato da un vero processo di trasformazione organizzativa che ha avviato nuovi processi da presidiare (13%) o ha creato la necessità di nuovi ruoli o nuovi professionals, prima non contemplati (13%).
Il tirocinio è il metodo preferito per facilitare l’inserimento delle nuove risorse (59%), seguito dai corsi di formazione brevi o lunghi (25%).
L’88% del panel, ossia 184 aziende, dichiara tuttavia che sta riscontrando difficoltà nel reclutare il personale per il proprio organico (contro il 69% del 2021). Le grandi imprese appaiono ancora più in difficoltà delle PMI (la percentuale sale al 93%). Nello specifico il reclutamento di figure operative da inserire in produzione mostra le maggiori difficoltà, rappresentando il 56% del fenomeno, in forte aumento rispetto al 45% del 2021.
Il 57% dei rispondenti dichiara di non riuscire a ingaggiare il nuovo personale necessario per mancanza di figure disponibili, perché sono già in forza presso altre aziende, perché il sistema dell’istruzione e della formazione non riesce a coprire la domanda (44% nel 2021). A questo dato si aggiunge un ulteriore 19% che segnala come causa principale un disallineamento tra le competenze presenti sul mercato e quelle necessarie per operare efficacemente nel proprio contesto organizzativo. Nel 17% dei casi i rispondenti segnalano in via esclusiva o accessoria il tema della scarsa attrattività del ruolo offerto, delle mansioni richieste o dell’azienda nel suo complesso.
“Si confermano le previsioni di crescita dei sistemi industriali del Veneto, nonostante gli shock dovuti alla situazione internazionale e ai costi di energia e approvvigionamenti – spiega Enrico del Sole, presidente di Fòrema – la richiesta, crescente e insoddisfatta, di professionalità rischia tuttavia di mettere in discussione uno dei fattori competitivi su cui si basa la value proposition delle nostre aziende. Il potenziale di innovazione e sviluppo innescato dalle tecnologie digitali già introdotte in azienda, accoppiato con i driver dello sviluppo sostenibile su cui i mercati si orientano sempre più, non è da solo in grado di assicurare la crescita del sistema.
Servono interventi a supporto dello sviluppo del mercato del lavoro, mettendo a disposizione misure in grado di accompagnare gli individuals, in particolare i giovani e i segmenti di popolazione più in difficoltà, a maturare competenze adeguate e un nuovo approccio al mondo azienda, creando il giusto mix tra competenze tecniche, digitali e soft skills, che tenga conto dei fabbisogni e della complessità attuale del mondo produttivo. Il programma GOL, Garanzia di Occupabilità dei Lavoratori, sostenuto dalle risorse del PNRR, e il nuovo “Fondo Sociale Europeo +” rappresentano oggi gli strumenti principali in mano alla Regione Veneto per attuare politiche di sviluppo e accompagnare la transizione del sistema industriale, in collaborazione con le parti sociali.”