Giovedì 12 giugno, a Milano, si è svolto il quarto appuntamento con l’eastwest Lunch, il format periodico promosso da eastwest. Dopo gli incontri di novembre con Philip Morris Italia, di dicembre con BNL BNP Paribas e di aprile con ING, l’iniziativa ha visto protagonista questa volta Intesa Sanpaolo, uno dei principali gruppi bancari internazionali.
La tavola rotonda, presieduta come di consueto da Giuseppe Scognamiglio – diplomatico e docente di scenari geopolitici alla LUISS – ha riunito figure di spicco del mondo bancario, dell’informazione economica, delle relazioni istituzionali e del sistema produttivo, per discutere dei principali temi che stanno ridefinendo lo scenario economico e geopolitico internazionale.
Hanno partecipato per Intesa Sanpaolo, Renato Vichi, Group Head of Institutional Affairs and External Communication, e Francesco Mascolo, Head of Institutional Affairs. Presenti inoltre Seyda Canepa, corrispondente per NTV e CNBC, e Danilo Taino, editorialista del Corriere della Sera, Angelo Speranza, avvocato dello studio Grimaldi, Liliana Albano, responsabile eventi e comunicazione della Camera di Commercio franco-italiana e Maria Vittoria Spallarossa, Project Manager della Camera di Commercio franco-italiana, Andrea Benetton, presidente di Maccarese Spa e Cirio Agricola, Roberto Daneo, founding partner di WePLAN, Uberto Gavazzi, Country Manager Italia per Microlino, Stefano Mosca, direttore dell’Ente Fiera del Tartufo Bianco d’Alba, e Margherita Puglielli, Client Engagement Manager di Principle Global.
Del team eastwest presento inoltre, Ludovica Iaia, Head of Communication & Marketing, e Fabrizia Falzetti, Responsabile Accounting, HR e Publishing.
Tra i temi affrontati, il conflitto russo-ucraino e il suo impatto sulle imprese europee, tra instabilità energetica, rischio sanzioni e ridefinizione delle rotte commerciali. Un conflitto in incubazione da oltre trent’anni affrontato al momento con poca visione strategica e destinato a una pace che presenterà condizioni peggiori rispetto a quelle che si sarebbero potute ottenere prima dell’inizio delle ostilità.
Da qui il tema della difesa comune europea, definita necessaria ma ancora priva di una concreta attuazione: un riarmo annunciato ma ancora incerto nelle modalità e nei tempi, su cui pesa l’assenza di una visione condivisa. È emersa la consapevolezza che l’Europa sia in forte ritardo nel dotarsi di una strategia di sicurezza autonoma. Il mancato coordinamento tra le grandi industrie della difesa europee – come Leonardo e i principali player francesi – rappresenta un ostacolo allo sviluppo di un’infrastruttura militare integrata, che secondo alcune proiezioni potrebbe diventare una delle più potenti al mondo, persino superiore a quella statunitense se comprendesse anche la Turchia, elemento fondamentale per una difesa comune europea.
Proprio la Turchia è stata oggetto di una riflessione specifica: dopo il blocco del suo processo di adesione all’UE, ha scelto la via dell’autonomia strategica, investendo in tecnologie e autosufficienza militare. Oggi si presenta come media potenza globale, insieme ad attori come India e Arabia Saudita, che stanno progressivamente acquisendo centralità nella gestione delle crisi regionali.
Il caso dell’Arabia Saudita è stato discusso alla luce del piano Vision 2030, una grande riforma sociale con l’obiettivo di modernizzare l’economia, garantire pari opportunità e compiere un passo in avanti nel campo del turismo, puntando ad accogliere sul territorio 140 milioni di visitatori grazie all’Expo Riyadh 2030 e ai Mondiali di calcio 2034.