La pandemia spinge lo shopping online: vincono prezzo più basso e disponibilità immediata. Ma grazie al servizio in store e all’esperienza d’acquisto i negozi mantengono alto il fascino dello shopping in presenza.
Il consumatore post pandemia? Si assiste all’ascesa del consumatore intenzionale: non spende necessariamente meno, ma è molto più consapevole su come e dove spendere. Queste le previsioni di AlixPartners sullo shopping natalizio e le priorità del consumatore al tempo della pandemia.
MILANO (9 dicembre, 2021) – Nonostante un atteggiamento positivo per la migliorata situazione sanitaria rispetto allo scorso anno grazie al vaccino, sarà un Natale al risparmio dominato dall’incertezza. La pandemia ha insegnato ai consumatori a eliminare gli sprechi e a scegliere l’essenziale. I cambiamenti nelle modalità d’acquisto dettate dalla crisi sanitaria sono destinate a perdurare, con un aumento degli acquisti online per la ricerca del miglior prezzo e la disponibilità immediata del prodotto. Lo afferma AlixPartners, società di consulenza globale, che ha condotto un’indagine a cavallo di fine ottobre e primi di novembre (prima della minaccia di una possibile IV ondata di COVID e della variante sudafricana) tra i consumatori italiani per sondarne l’atteggiamento e le intenzioni di spesa in vista delle imminenti feste natalizie.
In una situazione sanitaria migliore dello scorso anno (per i 2/3 degli intervistati) grazie al vaccino (34%), il 55% dei consumatori dichiara che in occasione dello shopping natalizio spenderà come lo scorso. C’è però un 27% degli intervistati che al contrario ammette che ridurrà le proprie spese, e la ragione principale è la preoccupazione per le proprie prospettive di guadagno (64%). Infatti se da una parte c’è un clima di fiducia per la ripresa economica dell’Italia in confronto al 2020 (per il 40% dei consumatori intervistati), dall’altra il beneficio sulla situazione finanziaria personale è ancora molto limitata: il 14% afferma che è migliorata vs il 28% che afferma sia peggiorata e principalmente a causa del Covid. Questa incertezza potrà quindi generare una riduzione del budget riservato alle compere natalizie, e i consumatori che spenderanno di più, lo faranno principalmente perché lo scorso anno avevano speso meno (49%).
In ogni caso, una cosa sembra sicura, che si dovrà aspettare ancora per raggiungere i livelli di spesa pre-crisi (con il 74% dei consumatori intervistati che dichiara che non tornerà al livello pre-pandemia).
Rispetto all’anno scorso, quali saranno allora le categorie di prodotto che probabilmente saranno penalizzate maggiormente durante queste vacanze? Si spenderà meno in gioielli, orologi, video giochi e console. Al contrario abbigliamento e libri, che l’anno scorso hanno sofferto dellachiusura più estesa dei negozi, saranno i beni di consumo in cui il 20% degli intervistati intende spendere di più. Salvi anche i pranzi e le cene delle feste (67%), i regali agli altri (61%) e anche i servizi per sé (61%): gli italiani spenderanno la stessa cifra dello scorso anno.
“Nonostante il crescente ottimismo sui vaccini, l’aumento dei risparmi e un ritorno alla spesa dei consumatori negli ultimi mesi, un rapido rimbalzo guidato dai consumatori potrebbe non essere dietro l’angolo” ha commentato Marco Eccheli, Managing Director di AlixPartners. “I consumatori affermano che la pandemia ha insegnato loro a rivalutare gli acquisti essenziali e a consumare meno in generale. A livello globale quasi 1 consumatore su 2 afferma che queste nuove abitudini di acquisto dureranno anche dopo la crisi sanitaria. Nel post pandemia assisteremo quindi all’ascesa del consumatore intenzionale: non spende necessariamente meno, ma è molto più consapevole su come e dove spendere. E le vacanze natalizie sono il giusto momento per dimostrarlo”.
L’online risulta l’unico vincente nel post-pandemia, tenendo debitamente in considerazione le fasce d’età. È più probabile che i consumatori più giovani, e magari con un reddito più elevato, siano i più propensi a cambiare il “luogo” degli acquisti rivolgendosi di più all’online, mentre i consumatori più anziani, meno inclini agli acquisti online e quindi più esposti alle riaperture in sicurezza, potrebbero essere quelli più inclini a ridurre la spesa complessiva.
In totale, però, lo shopping online risulta sempre più in auge, con il 53% degli intervistati (tutte le fasce d’età comprese) che dichiara di voler fare online almeno il 30% delle compere natalizie, con il principale scopo di trovare l’offerta più conveniente (e spendere meno). Si prevede quindi un aumento della quota degli acquisti online, con il 29% dei consumatori che prevede di aumentarla e solo il 12% che prevede di ridurla. Apprezzati in particolare l’ampia selezione di beni di consumo, la comodità di ricevere i pacchi a casa, la migliore disponibilità dei prodotti rispetto ai negozi. Tuttavia lo shopping in store mantiene elevato il suo fascino, con 2/3 degli intervistati che intende andare per negozi per scoprire nuovi prodotti, chiedere informazioni ai commessi e provare l’esperienza proposta. L’online giocherà comunque un ruolo sempre più importante anche nell’acquisto fisico, infatti i 2/3 dei consumatori intervistati controlla sul web il prezzo di un articolo prima di acquistarlo in store.
“L’aumento dello shopping online crea nei consumatori l’aspettativa di disponibilità immediata, ampia scelta di prodotti e livello del servizio, ponendo una serie di sfide ai rivenditori, nelle aree della catena di approvvigionamento e di gestione delle scorte” spiega Michele Carpanese, Director di AlixPartners. “Nonostante l’aumento dello shopping online, i negozi fisici mantengono la loro importanza per i consumatori italiani. È quindi fondamentale per i rivenditori concentrarsi sulla proposta di vendita, sulla disponibilità del prodotto e sull’esperienza di acquisto. Dal momento che i consumatori controllano i prezzi degli articoli online, la gestione dei prezzi diventa fondamentale per le aziende, che possono rafforzare la gestione dei ricavi con risorse dedicate. Il Primo Prezzo sta diventando sempre più importante, poiché i consumatori cercano di spendere meno senza dover acquistare di meno”.