Servati lancia il restock di tutti i modelli andati sold out, l’obiettivo è portarle nei negozi dopo il picco di vendite on line. L’idea è di due giovani di Lecce: salgono a trenta le stampanti 3D del loro progetto circolare. I due founder Matteo Di Paola e Marco Primiceri: “Proponiamo scarpe disassemblabili e riciclabili: usati solo gomma e poliestere, i materiali tornando ad avere nuova vita negli accessori”
Tutti i modelli sono andati sold out, è tempo di restock per la start up pugliese Servati, che sta ottenendo riscontri sempre maggiori grazie al proprio modello completamente sostenibile e basato sulla creazione di scarpe tramite la stampante 3D. L’ultima collezione, “SERVATI SUPERLOW”, ha registrato un sold out in pochissimo tempo, segnando una crescita verticale per il brand. Con un nuovo restock in arrivo e l’obiettivo di espandersi nei negozi fisici, Servati si prepara a scrivere il prossimo capitolo della sua traiettoria nella moda sostenibile.
Durante l’ultima Milano Fashion Week, Servati aveva presentato la sua nuova collezione, l’ultima dei cinque modelli oggi in vendita sul sito web www.servati.it. L’innovativo processo produttivo, unito alla qualità del Made in Italy, ha riscosso un forte interesse, traducendosi in una crescita esponenziale delle vendite: +450% di crescita in un solo mese, oltre 850 prenotazioni e numerose richieste da negozi fisici, sia in Italia che all’estero.
Un risultato straordinario per una startup che, fino ad oggi, ha venduto esclusivamente online attraverso il proprio e-commerce. “Questo nuovo traguardo è il frutto dell’eccezionale lavoro svolto dal nostro team e di una strategia costruita con determinazione e visione”, dichiara Matteo Di Paola, CEO di Servati. “Le metriche raggiunte sono molto positive, considerando che parliamo di un brand giovane e di un prodotto innovativo che rompe le logiche tradizionali del mercato footwear. Ora stiamo investendo per potenziare la nostra struttura produttiva e il nostro team, in modo da poter rispondere in maniera più efficace alla crescente domanda”.
La startup ha raggiunto ordini oltre le aspettative e per questo è già al lavoro per ottimizzare i processi produttivi e gestionali, garantendo un servizio all’altezza delle aspettative dei clienti. Si pone adesso un problema di accelerazione nella realizzazione del prodotto: la “fabbrica” delle stampanti 3D, realizzata nel distretto industriale di Casarano, si sta ingrandendo con l’acquisto di altre 15 stampanti, che hanno portato a 30 il numero complessivo. Grazie alle prime vendite è aumentato anche il team all’opera, che ora è composto da sette giovani che si sono affiancati ai due founder.
Il prossimo obiettivo di Servati è portare le sue sneakers nei negozi fisici, per offrire ai clienti un’esperienza più diretta e tangibile del prodotto.
“Le nostre scarpe sono un prodotto innovativo, che deve essere visto, toccato e indossato per essere davvero compreso,” spiega Marco Primiceri, creative director e designer di Servati. “Per questo, vogliamo adesso esporre sugli scaffali. Crediamo fortemente che i negozi fisici avranno un ruolo fondamentale non solo nella vendita, ma anche nel processo di raccolta delle scarpe usate, sostenendo il nostro impegno per la sostenibilità”.
L’azienda peraltro sta facendo parlare di sé soprattutto per il prodotto. Una scarpa ecosostenibile realizzata con materiali che vengono poi riutilizzati per iniziare un nuovo ciclo di produzione: è questa l’idea che ha fatto nascere la start up “Servati” in provincia di Lecce. I founder sono due giovani pugliesi, Matteo Di Paola, classe 1997 laureato in economia, che si occupa di amministrazione e gestione, e Marco Primiceri, classe 1998, laureato in design e comunicazione visiva, che segue il reparto stile e lo sviluppo dei prodotti.
Quello ideato dai due giovani imprenditori pugliesi è un modello di economia circolare secondo cui le scarpe vengono vendute al cliente che, al termine dell’utilizzo, le può riconsegnare per il riciclo. Il segreto? È un brevetto depositato ancora nel 2022, per tutelare un particolarissimo incastro tra suola e tomaia che permette alla scarpa di reggersi unita senza l’uso di colle o cuciture irreversibili. Il prodotto è dunque formato soltanto da due elementi che corrispondono ad altrettanti materiali: la gomma e il poliestere, totalmente riciclabili. Non si utilizzano colle, non si utilizzano solventi chimici, non si utilizzano termoadesivi.