Umanesimo economico: come i giovani umanisti riscrivono il rapporto con la finanza

Sempre più laureati in discipline umanistiche scoprono l’importanza della gestione economica. Nasce un nuovo modo di vivere la finanza: più culturale, più umano, più accessibile.

I giovani umanisti sanno analizzare Dante e leggere il mondo, ma vanno in tilt davanti a un preventivo o a un business plan. Secondo recenti stime, in Italia quasi 1 giovane su 2 tra i 25 e i 34 anni dichiara di non avere competenze economico-finanziarie adeguate, mentre le lauree dell’area umanistica e artistica restano tra le più scelte ogni anno.

E il tema è più attuale che mai: novembre è il Mese dell’Educazione Finanziaria. E mentre ovunque si parla di “insegnare la finanza ai cittadini”, nessuno si domanda cosa accadrebbe se insegnassimo un po’ di creatività agli economisti?

Dall’aula di Lettere al mercato: una nuova grammatica economica per le menti umaniste

Chi arriva da studi classici, artistici o umanistici scopre presto che la cultura non basta a far quadrare i conti. Budget, compensi, contratti, contributi, pricing: parole quasi mai affrontate all’università, ma che determinano la possibilità di vivere della propria passione.

Eppure, proprio le competenze umanistiche (come capacità di analisi, comunicazione, creatività, empatia) stanno diventando un vantaggio competitivo. L’integrazione tra humanities ed elementi economici aumenta la capacità innovativa di un progetto creativo, secondo ricerche europee recenti.

Qui entra in gioco l’umanesimo economico: un approccio che unisce culturasenso e responsabilità economica, mettendo al centro la persona, non il profitto. È un nuovo sguardo che permette ai giovani creativi di immaginare un futuro in cui fare impresa non significa snaturarsima amplificare il proprio valore culturale.

Gli studi umanistici non sono un freno, ma una risorsa strategica. Non serve scegliere tra sensibilità e sostenibilità economica: serve costruire un linguaggio comune tra le due. La cultura può diventare impresa senza smettere di essere cultura, se formiamo menti capaci di coniugare visione e valore”, afferma Flavia Scerbo Iose, founder e CEO di Zero Contenuti, agenzia di marketing culturale.

Finanza per creativi (e creatività per economisti): tre pratiche per riconciliare cultura ed economia

Negli ultimi anni stanno nascendo realtà che rendono la gestione economica più accessibile: piattaforme come Colazione a Wall Street, fondata da Francesco Casarella e Francesca Caterina Santin, traducono investimenti e gestione dei risparmi in un linguaggio comprensibile attraverso formazione e divulgazione, aiutando le persone a prendere decisioni consapevoli anche senza basi economiche pregresse. È proprio questa visione condivisa, avvicinare la cultura finanziaria ai linguaggi della creatività, che sta costruendo un nuovo immaginario in cui la finanza diventa anche un esercizio di pensiero critico.

Qualcuno sta già facendo questo lavoro di traduzione, insegnando la creatività a chi si occupa di finanza.

Allenare la mente a leggere i numeri come una storia può diventare sorprendentemente semplice se li si racconta come una storia. Immagina il budget come una trama: il progetto è il protagonista, i costi diventano ostacoli da superare, le entrate e i partner si trasformano in alleati, e l’impatto culturale è il finale che tutti aspettano. 

Allo stesso tempo, è fondamentale definire una soglia etica di lavoro. La finanza personale non riguarda solo il calcolo dei guadagni, ma il valore che attribuisci al tuo tempo. Stabilire criteri non negoziabili per accettare un progetto aiuta a evitare lavori sottopagati e frustrazione, mettendo al centro sostenibilità economica e senso del lavoro.

Prima di lanciarsi in un progetto più ambizioso o aprire una partita IVA, può essere utile costruire un portafoglio di micro-esperimenti della durata di novanta giorni. In questo periodo, si possono testare tre tipi di iniziative: una che generi valore culturale, una che produca reddito e una che spinga fuori dalla zona di comfort. La sicurezza economica nasce dall’esperienza concreta e non dalla teoria: sperimentare permette di capire cosa funziona davvero, come farlo crescere e con quali modalità puoi espandere il tuo impatto senza correre rischi inutili.

L’Italia oggi ha l’occasione di formare una generazione capace di unire cultura, economia e senso, tramite un approccio che non guarda al passato ma è un ponte verso il futuro: un mondo in cui i giovani possano costruire imprese culturali sostenibili, senza smettere di essere umanisti.

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