Sviluppato da una giovanissima startup innovativa composta dai neo laureati alla University of Southern California Games Program, Cal State Fullerton, and Art Center.
Beasts of Maravilla Island poggia su un’idea di fondo sicuramente strana e forse persino discutibile: gli animali, senza l’uomo, rischiano di sparire. Ed è per questo che Marina, la protagonista che andremo a interpretare, nipote di un famoso naturalista, decide di imbarcarsi per un’isola tropicale che aveva scoperto il nonnino: in questo modo scatterà le foto agli animali fantastici che la popolano, nella speranza di riuscire a informare l’opinione pubblica della loro esistenza e pure di sensibilizzarla riguardo la necessità di prendersene cura. E così, se nel mondo reale, solitamente, più l’uomo sta lontano dai pochi paradisi vergini oggi rimasti, meglio è per la flora e la fauna dei luoghi ancora incontaminati, nella produzione indipendente di Banana Bird Studios, LLC (edita da Whitethorn Digital) bisogna ficcanasarvi dentro…
Disponibile su Nintendo Switch, PlayStation 4, Xbox One e Steam (PC), Beasts of Maravilla Island è stato sviluppato dai neo laureati alla University of Southern California Games Program. Una direzione tutta al femminile (la regista del gioco è la giovane Michelle Olson mentre Eva Wierzbicki è la lead designer) per un titolo dai ritmi incredibilmente compassati e tranquilli, dal forte sapore naturalistico.
Beasts of Maravilla Island o Pokémon Snap?
Marina, l’eroina del titolo, può compiere una quantità di azioni davvero ridotta: di fatto si limita a usare la vecchia macchina fotografica del nonno per risolvere semplici enigmi ambientali (il flash può far ritrarre l’ingombrante vegetazione fotosensibile che spesso occupa la via, un po’ come nei più recenti Luigi’s Mansion) e, ovviamente, per immortalare i buffi e strambi animali che scorrazzano per l’isola. Il parallelo con Pokémon Snap per Nintendo 64 e, in particolare, col recente New Pokémon Snap viene perciò naturale e forse un pochino scontato.
Del resto anche le creature di Beasts of Maravilla Island sono, al pari dei mostriciattoli tascabili creati da Satoshi Tajiri, inventati di sana pianta e, sebbene non possano competere per cura e dettagli con lo sterminato bestiario dei Pokémon, la produzione indipendente californiana si difende davvero bene: stile e direzione artistica risultano parecchio ispirati e capaci, da soli, di sorreggere un’avventura essenziale e un comparto grafico low-poly.
La più grande differenza rispetto all’illustre antagonista riguarda il fatto che Beasts of Maravilla Island è impalcato come un’avventura in terza persona e non come uno shooter on rail ma, come già si anticipava, le azioni che Marina può compiere sono talmente poche che alla fine pure i livelli di questo videogame statunitensi sono assimilabili a lunghi corridoi da percorrere quasi in modo passivo. E infatti, dopo un po’, si avverte l’esigenza di variare un po’ la formula, arricchirla con nuove trovate.
Ma questi pensiero non vi tormenterà a lungo, dato che Beasts of Maravilla Island è anche parecchio corto. Infatti, in più di una occasione, traspare l’origine “scolastica” del progetto, che getta le basi per un’avventura senza mai completarla davvero. Per di più, qua e là l’esperienza viene sporcata da diversi bug. Tuttavia, al netto di questi difetti, siamo di fronte a un titolo che merita di essere provato e che potrebbe soddisfare soprattutto neofiti e giocatori casual.