Il 1° novembre è entrato in vigore il Digital Markets Act che ha imposto maggiori responsabilità, in termini di trasparenza ed interoperabilità, ai cosiddetti gatekeepers ovvero a quegli operatori digitali che, per dimensioni e ruolo, svolgono ruoli di piattaforme come Apple, Google, Meta e Amazon. “La finalità è evitare che tali ambienti diventino ecosistemi chiusi in cui siano limitati la concorrenza fra le imprese e compressi i diritti dei consumatori”, afferma Andrea Boscaro esperto di temi digitali e partner della società di formazione e consulenza The Vortex.
Prosegue Boscaro: “L’impatto della riforma si delineerà meglio nei prossimi mesi. Il 2 maggio 2023 è la data prevista per l’attuazione degli effetti del provvedimento, ma è già possibile osservare alcuni aspetti che il DMA può produrre. Prima di tutto, gli sviluppatori di app potranno introdurre pagamenti gestiti da sistemi differenti da quello collegato al produttore dello smartphone o al sistema operativo utilizzato. In seconda battuta, Amazon non potrà servirsi dei dati di vendita che i merchant realizzano sul suo marketplace per introdurre collezioni a marchio proprio, né potrà premiare i propri brand “private label” con una visibilità preferenziale. Anche Google non potrà fornire, sul proprio motore di ricerca, un trattamento di vantaggio ai propri servizi (es. Google Voli) rispetto a operatori terzi (es. Skyscanner). Infine, non potrà essere chiesto alle aziende di vendere sui marketplace i propri beni a un prezzo inferiore a quello praticato sul proprio sito web, in virtù del cosiddetto parity rate”.
Ad oggi il Digital Markets Act è già stato preceduto in alcune circostanze da indagini da parte delle autorità antitrust locali. “Ora la riforma rappresenta un atto organico di regolamentazione del mondo digitale in Europa e, dal punto di vista del consumatore, intende contrastare le limitazioni a cui si trova di fronte chi acquista un dispositivo digitale come uno smartphone e rendere il proprietario libero di servirsene senza restrizioni imposte dal produttore“, conclude Boscaro.