Il volume «Doppia accelerazione. Strategie scelte dal MIT per il nuovo scenario competitivo», edito da Guerini Next in collaborazione con MIT Sloan Management Review, esplora il paradigma emergente che cambia il modo di essere imprenditori, di organizzare il lavoro e di apportarsi con i mercati
Cos’hanno in comune i colossi dell’auto Mercedes e BMW che si alleano per dar vita a una piattaforma di car sharing e noleggio, il ristorante gourmet Masa di New York che inizia a vendere al dettaglio gli ingredienti per preparare il sushi a casa, e L’Oreal che lancia sul mercato Perso, un dispositivo robotico che crea formule personalizzate per il trucco e i prodotti per la cura della pelle? Per quanto vengano dai settori più disparati, questi tre esempi raccontano di aziende che hanno rivoluzionato le loro strategie per approfittare della doppia trasformazione – tecnologica e culturale – che nel 2020 è arrivata a maturazione, uno degli effetti collaterali della pandemia.
Le storie di queste imprese, insieme a decine di altri casi, sono tratte dal libro «Doppia accelerazione. Strategie scelte dal MIT per il nuovo scenario competitivo» edito per i tipi di Guerini Next e curato da Alberto Mattiello, esperto di tecnologia e innovazione di casa a Miami da dove dirige il progetto «Future Thinking» di Wunderman-Thompson, e da Carlo Robiglio, Presidente di Piccola Industria Confindustria, Vice Presidente di Confindustria e fondatore del Gruppo Ebano. Il volume raccoglie 12 saggi tratti dalla MIT Sloan Management Review, la rivista della business school del celebre Massachussets Institute of Technology di Boston, suddivisi in quattro macro sezioni: Company acceleration, Product/service acceleration, Workplace acceleration e Team acceleration. Gli articoli sono inframezzati da alcuni «Insights» scritti da Mattiello e Robiglio.
Ma cosa significa doppia accelerazione? E perché imprenditori e manager di ogni organizzazione dovrebbero vedere questa inedita situazione come una sfida da accettare e giocare fino in fondo? La prima accelerazione è quella tecnologica, ed era già in corso: «Siamo nel triennio in cui una serie di tecnologie stanno andando a maturazione – spiega Alberto Mattiello – cambiando in modo sensibile le regole della competizione e le dinamiche di qualsiasi mercato. Per esempio la connessione 5G e i device che ne fanno uso in poco tempo diventeranno lo standard di mercato».
La seconda accelerazione è culturale, ed è stata portata dal Covid: «La Pandemia ha generato una inimmaginabile trasformazione culturale veloce ed estesa verso l’utilizzo del digitale – aggiunge il co-curatore del libro –. Quello che il Covid-19 ha effettivamente fatto è di dare un palco strutturato e un ritmo inesorabile a queste trasformazioni annientando inerzie e resistenze culturali che altrimenti avrebbero richiesto decenni per essere superate. La nostra responsabilità adesso è fare in modo che i benefici di questo strappo in avanti non vadano persi in un tentativo resiliente di tornare allo stato precedente».
Uno dei caratteri che può assumere la convergenza di queste due trasformazioni epocali è l’ibridazione – cioè la ridefinizione da parte delle organizzazioni della loro offerta di valore, dai modelli di business alle strutture organizzative, dalle catene del valore alle customer experience. Come i ristoranti che si reinventano dark kitchen, cioè fornitori di cibo per il canale distributivo costituito dall’e-commerce e dal delivery.
Un altro è il «Brand robotics», la tendenza dei marchi più avanzati ad allargare lo spettro dei propri prodotti e servizi introducendo applicazioni di micro-robotica guidate dall’intelligenza artificiale. Guardando oltre la «miopia tecnologica» che si concentra solo sul prodotto: questa è l’era dei servizi, e vince chi fornisce al cliente la soluzione più comoda a un problema o a un bisogno.
Ulteriore conseguenza della doppia accelerazione è il «flipped office», ovvero l’impresa diffusa in cui si lavorerà sempre più da remoto, imponendo un grande balzo in avanti nelle competenze delle risorse umane, che vedono così valorizzata la loro centralità. «L’impresa è prima di tutto una comunità di persone – annota Carlo Robiglio – e la Pandemia ha dimostrato che continua a esistere a prescindere dal ritrovarsi tutti i giorni all’interno dello stesso edificio. Un lavoro che, per l’appunto, può estrinsecarsi da qualsiasi parte del Paese. In questo nuovo scenario i territori si riprendono spazio e visibilità e tornano a essere luogo di consumi e di investimenti».