“L’attacco informatico all’infrastruttura italiana è ben diverso dagli attacchi che normalmente ci racconta la cronaca quotidiana, con danni e data breach rivolti a organizzazioni private. Questo attacco ransomware ha un impatto potenziale che potrebbe riversarsi sull’intera cittadinanza, producendo disagi a livello nazionale, o addirittura globale.
I possibili disservizi, da cui dipendiamo, e che si sono verificati in queste ore, sono da attribuire proprio a questo enorme attacco ransomware, una minaccia crescente non solo in Italia, ma in tutto il mondo. Già lo scorso luglio, il nostro threat intelligence, Check Point Research, aveva segnalato un aumento del ransomware del 59%, su base annua e a livello globale. Considerando questa crescita smisurata e l’attacco riportato ieri, è bene ribadire che, in questa era digitale, difendersi e prevenire le minacce informatiche deve essere la priorità numero uno di enti, organizzazioni e utenti privati. Una strategia di cybersecurity che coinvolga tutti, dal singolo cittadino ai vertici governativi è assolutamente vitale.” ha dichiarato Pierluigi Torriani, Security Engineering Manager di Check Point Software Technologies.
“Il recente e massiccio attacco informatico ai server ESXi è considerato il cyber attack più esteso mai segnalato a macchine non Windows. A rendere ancora più preoccupante la situazione è il fatto che fino a poco tempo fa gli attacchi ransomware erano limitati proprio alle macchine basate su Windows. Gli attori delle minacce ransomware hanno capito quanto siano cruciali i server Linux per i sistemi di enti e organizzazioni. Questo li ha sicuramente spinti a investire nello sviluppo di un’arma informatica così potente e a rendere il ransomware così sofisticato.
Secondo quanto analizzato anche dal nostro team di ricerca, l’attacco ransomware non si è fermato solo all’infrastruttura informatica italiana. I criminali informatici hanno sfruttato CVE-2021-21974, una falla già segnalata a febbraio 2021. Ma ciò che può rendere ancora più devastante l’impatto è l’utilizzo di questi server, sui quali solitamente sono in esecuzione altri server virtuali. Quindi, il danno è probabilmente diffuso su ampia scala, più di quanto possiamo immaginare.”