Ecommerce: soluzioni alternative per fare la spesa

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Piccole realtà locali si attivano con servizi di delivery e di acquisto solidale.

Chiusi in casa, ma con la dispensa piena.
Gli ultimi dati Istat confermano che in questo periodo di quarantena, la grande distribuzione ha avuto un aumento significativo, in particolare per la vendita dei beni alimentari (+9,9%).

Molti italiani hanno però scelto di attivare, e provare, soluzioni e reti più corte, ed ecco che le imprese operanti su piccole superfici nel comparto alimentare hanno avuto un aumento del 5,3%.

La sharing economy

L’iniziativa di sharing economy nata in Francia qualche anno fa, fa progressi anche in Italia.
Questa attività unisce agricoltori e cittadini in gruppi di acquisto e in piccoli mercati temporanei, chiamati appunto “alveari”.

Un esempio è quello dell’Alveare che dice Sì, piattaforma online per gli acquisti di prodotti locali direttamente dal produttore.

Nei primi giorni della quarantena, 148 Alveari (su 182) sono rimasti attivi per fornire il servizio di spesa settimanale a domicilio.

Claudia Consiglio, country manager dell’Alveare spiega:

“in queste settimane sono aumentate le persone che hanno deciso di rivolgersi a noi per fare una spesa sana ed etica.
Abbiamo adattato in maniera veloce il nostro modello limitando la socialità delle nostre distribuzioni per rispettare le norme igieniche e di sicurezza e attivando la consegna a domicilio della spesa.

Siamo riusciti a fare tutto questo senza rinunciare ai nostri principi: la filiera corta, la stagionalità dei prodotti.
Un grande aiuto deriva dalla rete dei gestori d’Alveare e dei produttori che fanno parte del progetto e che vendendo i loro prodotti sul nostro sito, hanno una fonte di guadagno sicura.”

Solidarietà in rete

L’originalità di certo non manca, soprattutto a chef Giuseppe Lo Iudice e chef Alessandro Miocchi.

I due hanno reinventato il loro concept-restaurant RetroBottega a Roma, trasformandolo in un delivery vegetale dedicato alla frutta e alla verdura di stagione.

I prodotti sono selezionati con i produttori biologici e biodinamici che riforniscono il ristorante, ora chiuso per l’emergenza Covid-19.

Gli chef consapevoli del periodo difficile, credono fortemente in questo progetto che aiuta i piccoli negozi vicini.

Ad esempio, la macelleria che si trova accanto alla loro enoteca riesce a sopravvivere perchè nella spesa extra di frutta e verdura, i due chef danno la possibilità al cliente di aggiungere della carne e fanno recapitare la spesa a casa al consumatore.

Sono molti i comuni che si sono attivati per mettere in rete l’elenco dei piccoli commerciati che in questi giorni sono in grado di fare consegne, sicure e certificate, a domicilio.
Ad esempio, il Comune di Milano tramite la piattaforma digitale nel suo sito Spesa a domicilio e il Comune di Bergamo grazie alla piattaforma Compravicino.

Ci sono anche realtà che si sono attivate al di fuori della propria solita cerchia di azione.
Ed è il caso di Ugo, startup con fini sociali che offre un servizio gratuito di spesa a domicilio per over65.

Riparto da casa

Riparto da casa è una piattaforma sulla quale le aziende propongono delle offerte e gli acquirenti danno loro fiducia comprando ora servizi scontati che potranno usufruire appena sarà possibile e sicuro farlo.
Si aiuta quindi a coprire i costi di struttura e di stipendi, e contemporaneamente si premia il consumatore finale con voucher convenienti.

L’azienda Prestashop creatrice del progetto #RestartFromHome spiega che si tratta di una piattaforma open source per la realizzazione di soluzioni di ecommerce.

Una di queste soluzioni è aiutare chi vuole avviare la propria attività online, “ripartendo” da casa grazie anche a corsi di formazione, tutorial, guide e servizi di mentoring che passano attraverso una community Facebook.

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