Focus sugli obiettivi, gestione omnichannel ed esperienza “phygital”: questi i consigli di Glint per aiutare i brand a superare il gap digitale, per la Giornata Mondiale delle PMI.
Nel 2020 il settore dell’ecommerce in Italia ha registrato una crescita del +50% con ben 10.467 nuove aziende che hanno iniziato a vendere online, contro il +20% dell’anno precedente, questo è quanto emerge da una ricerca di Casaleggio e Associati di maggio 2021. Così in occasione della Giornata Mondiale delle PMI del 28 Giugno, Glint, l’ecommerce business partner che aiuta i brand a costruire un online shop in tempo zero, ha organizzato un focus group: imprenditori, marketing manager ed esperti del gruppo OneDay, il business e community builder di cui fa parte, hanno raccontato attraverso la loro esperienza sul campo quali sono le strategie migliori per far crescere il proprio brand online, sfruttando le potenzialità del digitale. Ecco i loro consigli:
- L’ecommerce non è per tutti: “Prima di aprire un canale digitale è necessaria un’analisi di mercato: focus su domanda, costi, tool e operations” afferma Gabriele Senatore, Performance Marketing Expert di ScuolaZoo. Nell’ultimo anno inoltre l’online sembra essere un must have per qualsiasi brand ma l’importante è focalizzarsi sugli obiettivi, presidiando i canali giusti, senza voler “fare tutto” imitando le big corp.
- Fisico + digitale = phygital: “Il canale ecommerce diventerà quello principale per molte PMI, soprattutto affiancato al negozio fisico, per questo potremmo già parlare di approccio “phygital”. Questa la previsione diGabriele Sada, Managing director di ScuolaZoo. A sostenere la sua idea anche Samuele Sanna, Creative Strategy Manager di ZooCom, secondo cui sarà proprio la GenZ a trainare questo trend portando anche le generazioni precedenti a mixare l’esperienza online e quella in store. Secondo Andrea Corelli invece, Marketing & Sales Manager di ScuolaZoo, il concetto di omnichannel potrebbe essere fuorviante perchè non esistono target presenti su tutti i canali, ci sono invece più target che necessitano di strategie ad hoc per essere coinvolti.
- Creare un’esperienza personalizzata: in un ecommerce, come in negozio, l’attenzione va alle persone prima che al prodotto: è necessario garantire una superior customer experience pre e post vendita a tutti gli acquirenti online, consiglia Alessandro Zanchetton, COO di WeRoad. I brand oggi non devono semplicemente vendere prodotti ma condividere idee e valori nei quali le persone possano ritrovarsi.
- Investire nel futuro: Il primo semestre del 2020 è stato segnato da un boom di acquirenti online: +2 milioni di italiani hanno utilizzato un servizio ecommerce. Gabriele Belloni, Head of Startup & Talent Growth di OneDay, avendo lavorato a diverse consulenze digital, soprattutto dopo il lockdown, è convinto che il trend sicuramente continuerà anche negli anni a venire ed è quindi importante non farsi trovare impreparati e agire fin da subito.
- Conoscere i segreti dell’ecommerce: aprire un canale ecommerce può far perdere di vista l’obiettivo principale: il proprio brand e i propri prodotti. Soprattutto alle PMI e ai piccoli artigiani che hanno sempre venduto offline, Alessandro Bianchi, Project Manager di House of Talent, consiglia di affidarsi a professionisti che sappiano riconoscere se l’ecommerce sia efficace o meno per il loro prodotto trovando poi le strategie migliori per farli emergere online.
“Capire la potenzialità dell’ecommerce è il primo passo per superare il gap digitale ed emergere in un mercato sempre più competitivo. E con questo focus group i digital expert coinvolti lo hanno confermato. – Sostiene Pietro Gerolimetto, coFounder e coCeo di Glint – Il consiglio quindi per tutte le PMI che si approcciano per la prima volta a uno shop online è quello di scegliere una gestione dell’ecommerce a 360° per non perdersi nessun touchpoint indispensabile: partendo dal disegno e creazione dello store online, continuando con la gestione dello stesso e del marketing online, terminando con la logistica e il customer service. L’obiettivo finale quindi è quello di lasciare i brand liberi di dedicarsi completamente a ciò che li appassiona: lo sviluppo del proprio prodotto e del proprio business”.