- È l’e-commerce l’asset su cui scommettere per la ripartenza post COVID-19 perché permette a tutti di mettersi alla prova e di abbattere le barriere all’imprenditoria.
- Eppure, stando alla ricerca BVA Doxa per Shopify, solo il 2% degli italiani è davvero intenzionato a diventare imprenditore. Burocrazia, costi e rischi i principali ostacoli.
- Anche se gli italiani concordano sul fatto che mettersi in proprio sia appagante e permetta di guadagnare maggiore libertà.
- I casi di successo di Olivieri 1882, Skin First Cosmetics e Mirta.
È l’ora dell’Entrepreneurial Economy o, in altre parole, il momento giusto per mettersi in proprio, reinventarsi o innovare il proprio business. Parola di Shopify, una delle più avanzate piattaforme di e-commerce all-in-one a livello globale alla quale, nel 2020, si sono affidate oltre 1 milione e 700 mila imprese in 175 Paesi del mondo per gestire la propria vetrina online. E che, nei confronti del 2021, nutre una certezza: dopo oltre un anno in stand-by a causa della pandemia COVID-19, non mancano le opportunità per le imprese e i professionisti che avranno il coraggio di abbracciare il cambiamento, trainato dal digitale e in particolare dall’e-commerce, prezioso alleato per il successo. Un’occasione unica anche per l’Italia, dove però occorre un sostanziale cambio di mentalità soprattutto su alcuni aspetti legati all’imprenditoria, secondo l’indagine esclusiva condotta da BVA Doxa per Shopify.
L’opinione degli italiani sulla figura dell’imprenditore: stereotipata ma positiva. La passione è il motore che guida ogni scelta.
In Italia, la figura dell’imprenditore è ancora fortemente stereotipata: si tratta di un uomo per il 94% degli intervistati, tra i 40 e i 60 anni (77%) che vive in una grande città (73%), rigorosamente del Nord Italia (92%). Nei confronti degli imprenditori, però, l’opinione degli italiani è positiva nel 65% dei casi: si tratta di professionisti coraggiosi e creativi che hanno saputo dar vita ai propri sogni. E, infatti, il primo driver che guida ogni scelta degli imprenditori è la passione (61%), seguita dalla volontà di acquisire un certo status (55%) e di guadagnarsi più libertà (50%). Infine, sono tre le caratteristiche must-have di un imprenditore di successo: lungimiranza (71%), audacia (65%) e forti capacità sociali (39%).
La corsa all’imprenditorialità: per molti è una strada in salita.
Stereotipi da un lato e tante difficoltà dall’altro. La corsa all’imprenditorialità, infatti, è nella maggior parte dei casi percepita come una strada in salita. Un bias che influenza le scelte di molti e può portare a mancate opportunità. Le più alte barriere all’imprenditorialità sono la burocrazia(73%), i costi e le spese (66%) e i possibili rischi (54%). Risultato: solo il 2%degli italianiafferma di essere certamente intenzionato a diventare imprenditore, sebbene la percentuale salga al 37% se si considera anche chi è semplicemente aperto a tale possibilità. Di questi, 7 italiani su 10 punterebbero sull’e-commerce, il vero alleato delle imprese nella lotta all’emergenza COVID-19 ma che rimane l’asset su cui puntare anche in uno scenario di next normal.
“Il 2021 sarà l’anno dell’Entrepreneurial Economy perché la pandemia, come ogni grande crisi, costringerà molti a dover compiere scelte anche coraggiose per rimettersi in gioco. Per chi saprà adeguare il proprio sguardo a un nuovo modo di interpretare la realtà non mancheranno le opportunità. In particolare per chi saprà abbracciare la sfida digitale, il vero asso nella manica delle imprese italiane in ottica di ripartenza post emergenza COVID-19 e non solo” commenta Paolo Picazio, responsabile per lo sviluppo del mercato italiano di Shopify. “Uno dei principali obiettivi di Shopify è democratizzare l’imprenditorialità, mettendo a disposizione di chiunque lo desideri strumenti semplici per fare impresa. Tuttavia, in Italia, è ancora necessario un cambio di mentalità nei confronti dell’imprenditoria: mettersi in proprio è ancora considerato troppo rischioso. L’imprenditorialità va invece incentivata e incoraggiata anche con politiche di supporto adeguate perché è il motore della crescita economica”, conclude.
Infatti, in molti ritengono difficile diventare imprenditore soprattutto per via dell’investimento iniziale richiesto che, per 1 italiano su 2, è di almeno €30.000 per avviare una piccola attività. Inoltre, per il 67% degli italiani servono almeno 2 anni per poter rientrare dei costi e cominciare a fare profitto. “Abbiamo condotto un’indagine qualitativa interna che ha coinvolto 50 dei nostri merchant e abbiamo scoperto che la metà di loro ha investito meno di €10.000 per avviare la propria attività”, racconta Paolo Picazio.
L’e-commerce è la finestra sul futuro, nonché la soluzione in grado di abbattere molte delle tipiche barriere di un’attività offline.
Tra chi si dice aperto alla possibilità di diventare imprenditore, prevale il desiderio di scommettere sul segmento servizi (31%), seguito dal food&beverage (30%), il wellness (24%) e l’home & garden che comprende anche servizi e prodotti per i nostri amici a quattro zampe (19%). Con un fil rouge che accomuna le scelte di tutti: il 77% punterebbe sull’e-commerce, quale unico canale di vendita (30%) o integrato a quello offline (47%). Per 3 italiani su 4, infatti, poter vendere online è diventato oggi molto importante e addirittura fondamentale (80%) e lo sarà sempre di più anche in futuro (85%). Tra i vantaggi, la possibilità di convertire la propria passione in un vero lavoro, l’opportunità concreta di trasformare un’idea in un progetto concreto e le prospettive di guadagno. Senza contare che l’e-commerce abbatte molte delle barriere tipiche di un’attività da avviare offline: meno adempimenti burocratici, costi e spese, rischi ed incertezze.
“In Italia, vi è ancora troppo spesso la convinzione di non disporre di abilità, conoscenze e risorse sufficienti per dar vita a un’impresa. Si tratta di preconcetti che come Shopify vogliamo scardinare, offrendo a chiunque lo desideri una piattaforma per gestire il proprio business in semplicità e soprattutto in grado di abbattere tempi e costi” commenta Paolo Picazio. “Oggi l’e-commerce non è più soltanto la via di fuga nel labirinto dell’emergenza COVID-19 ma un asset prezioso su cui puntare per rimanere al passo con i tempi. Inoltre, investire sull’e-commerce vuol dire dare alla propria vetrina l’opportunità di essere vista in tutto il mondo, anche a quella dei business più tradizionali”, conclude.
I casi di successo di alcune PMI italiane: Olivieri 1882, Skin First Cosmetics e Mirta.
L’emergenza COVID-19 ha, da un lato, accelerato la digitalizzazione di piccole aziende e negozi che non avevano mai venduto online e, dall’altro, dato impulso alla crescita di brand nativi digitali, ovvero nati e cresciuti online. Basti pensare che nel 2020 le vetrine online su Shopify in Italia sono cresciute del +247% rispetto al 2019. Di queste, molte realtà – proprio grazie alla rete – hanno potuto mettere a segno risultati (anche record), in tempo di pandemia.
È il caso di Olivieri 1882, la storica pluripremiata pasticceria vicentina sinonimo di qualità nel mondo dei lievitati, che grazie a Shopify ha saputo fronteggiare le ripercussioni delle chiusure dei negozi ed arrivare a ricevere anche più di 600 prenotazioni in un giorno solo. E di Skin First Cosmetics, azienda cosmetica completamente digitale fondata a giugno 2019 dalla farmacista e cosmetologa under 30 Maria Pia Priore e che deve la sua notorietà al canale Instagram che conta una community molto attiva di oltre 114.000 follower. E ancora Mirta, la piattaforma di e-commerce di riferimento per gli artigiani del lusso Made in Italy. Nata nel 2019 dall’idea di Martina Capriotti e Ciro Di Lanno, due giovani consulenti con esperienze professionali internazionali, porta i nostri artigiani nel mondo vendendo i loro prodotti e facendo conoscere le loro storie. Ad oggi, Mirta ha consegnato più di 10.000 prodotti in 34 Paesi, tra cui Stati Uniti, Hong Kong, Singapore, Giappone, Canada, Australia e Nord Europa.