Le guerre, al di là delle evidenti conseguenze in termini di vite umane, impattano notevolmente anche sui mercati, obbligando investitori e azionisti a fare i conti con oscillazioni continue e improvvisi cambi di rotta. Il conflitto russo-ucraino, infatti, è un chiaro esempio di come investire durante questi eventi sia un’attività tutto fuorché semplice, soprattutto perché, specie nei primi giorni, la reazione più probabile è ben rappresentabile da un grafico a calare.
Investing.com, uno dei tre principali portali sui mercati finanziari che offre strumenti, dati aggiornati in tempo reale e quotazioni agli oltre 21 milioni di utenti mensili, ha deciso di approfittare del proprio osservatorio privilegiato per fare il punto sulla situazione generale e sugli attuali interessi degli investitori, a partire dal periodo immediatamente successivo all’invasione dell’Ucraina. I risultati, come si evince dall’analisi che segue, confermano quanto prevedibile, evidenziando una grande attenzione e reattività nei confronti dei cambiamenti del mercato.
Sul podio degli investimenti: azioni, indici e materie prime
Secondo i dati forniti da Analytics a marzo 2022, si può notare come la categoria di investimenti preferita e più ricercata dagli investitori sia quelle delle azioni, pari al 44%, intese come singoli titoli e non indici, che tra l’altro occupano il secondo posto sul podio con una percentuale pari al 17%. Infine, tra le asset class più ricercate ci sono le materie prime (8%), poiché a seguito del conflitto sono risultate non solo le più performanti, ma anche direttamente impattate se si pensa a quello che è accaduto al gas e al petrolio.
A catturare l’attenzione degli investitori durante il periodo del conflitto è stato proprio il tema Russia, che ha suscitato i maggiori incrementi di interesse per tutto ciò che è direttamente legato all’evento. Gli argomenti più cliccati dagli investitori dallo scoppio della guerra, infatti, sono direttamente collegati alle grandi aziende operanti nel settore dell’energia, del gas, della difesa e bancario, anche in seguito alla preoccupazione, rivelatasi poi minima, dell’esposizione sul mercato russo a livello di crediti. Inoltre, ha suscitato particolare curiosità la questione del cambio Euro-Rublo, che ha visto un incremento pari al 335% tra il prima e il dopo.
Home bias, guardare al Made in Italy anche nelle scelte di investimento
Oltre a quanto già esposto, c’è un terzo fenomeno che interessa gli investitori e risulta essere una conferma nelle loro scelte: il cosiddetto “home bias”, un fenomeno che porta gli italiani a propendere verso tutto ciò che riguarda il Made in Italy anche in relazione al proprio portafogli. Sempre secondo i numeri riportati da Tableau e analizzati da Investing.com, infatti, tra le ricerche sopra citate spiccano i risultati italiani (4 su 5 risultati fanno riferimento a imprese italiane). Sebbene ciò sia limitante in termini di scelte, poiché l’Italia pesa meno dell’1% nella capitalizzazione di Borsa mondiale, questo resta un dato di fatto.
Lo stesso fenomeno si ritrova anche nei termini più cliccati dell’ultimo periodo nei forum e nelle community di investitori che ogni giorno si scambiano idee e commenti in merito a un determinato titolo o mercato. In questo caso, ancora, si nota che gli oggetti di maggior interesse preferiti dalle community di investitori sono legati a titoli italiani.
Ma non solo home bias: da una recente indagine Consob, emerge infine che gli investitori, sempre più propensi a socializzare e condividere, impiegano come fonte di suggerimento per prendere le loro decisioni parenti, amici e canali social, oggi più seguiti che mai.
“La preferenza degli investitori italiani per i titoli del nostro Paese trova ancora una volta conferma nei dati a nostra disposizione. L’ideale sarebbe che gli investitori, se volessero davvero optare per il mercato locale, rivolgessero la loro attenzione anche alle società a medio-piccola capitalizzazione (penso al segmento STAR o all’Euronext Growth) dove ci sono delle vere e proprie eccellenze, come dimostra ad esempio la performance rispetto a un FTSE MIB più ampio. In ogni caso, il nostro compito è quello di far conoscere i mercati e il loro funzionamento e di mettere a disposizione degli investitori i migliori strumenti possibili. Anche per questo siamo tra i siti più seguiti al mondo in questo settore”, commenta Francesco Casarella, Italian Site Manager di Investing.com.